Mi ero ripromesso di non guardare Marriage Story, poi ho voluto mettermi alla prova.
Pensavo di aver superato determinate emozioni e lasciato nel passato i sentimenti contrastanti che ho ammesso a me stesso solo dopo un percorso terapeutico lacerante.
Immedesimarsi totalmente in un personaggio a volte fa parte del fascino del cinema.
In questo caso conoscevo bene la storia, le situazioni e le emozioni e, purtroppo, posso ammettere con un filo di orgoglio che la mia esperienza ha superato in crudezza la messa in scena del film.
Mi sono ritrovato a singhiozzare, sconvolto dal riemergere di emozioni personali così ben interpretate da Adam Driver.

Un filo mi lega ancora a quel passato, una cima che allora non mi ha permesso di perdermi alla deriva e che oggi non mi concede di salpare definitivamente.

Questo film serve per non dimenticare e forse per riuscire definitivamente a elaborare la propria evoluzione ma soprattutto penso che serva a far comprendere a chi non è mai passato in un'esperienza del genere tutta le sfaccettature dei sentimenti che i tre attori della storia possono affrontare.

Ora ho una nuova bellissima storia, totalmente diversa.
La mia compagna riesce ad accettare tutto questo. Non so onestamente come faccia, io so solo che è una donna splendida con la quale sto scoprendo la vera essenza della condivisione. Nella buona sorte e nella cattiva. Nelle belle esperienze di una nuova relazione e nei cattivi fantasmi del passato.

Perché il ruolo di un attore a volte consiste nel far comprendere l'inutilità di situazioni e azioni, calandosi in realtà che non gli appartengono, mentre il ruolo di chi ha avuto esperienze del genere e ha subito quella realtà è quello di interpretare un nuovo se stesso che abbia fatto tesoro dagli insegnamenti impartiti da quei fantasmi e abbia la voglia di calarsi nei panni di un nuovo ruolo. Proprio come un attore.

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